Roma 28 luglio 2016 – Anche nel 2015 l’andamento delle compravendite delle abitazioni per vacanza ha mostrato il segno più: dopo che nell’anno precedente l’andamento del mercato era tornato positivo, lo scorso anno sono infatti aumentate del 7,6% le transazioni registrate a livello complessivo (+6,8% le località marine, + 9% quelle montane, +16,1% quelle lacuali). E’ quanto emerge dall’Osservatorio Nazionale Immobiliare Turistico 2016 di Fimaa-Confcommercio, effettuato con la collaborazione della società di studi economici Nomisma e presentato a Roma presso la sede nazionale di Confcommercio. Lo studio si è basato sull’analisi dei dati delle compravendite e delle locazioni di 186 località di mare e 107 di montagna e lago. Quanto ai prezzi di compravendita, quello medio è risultato pari a 2.285 euro al metro quadro commerciale, in calo del 2,3% annuo, mentre quello massimo è stato registrato nuovamente a Santa Margherita Ligure con 14mila euro al metro quadro. Completano il podio Forte dei Marmi (13.500 euro) e Capri (13.200 euro). Nell’anno in corso, rispetto al 2015, si è ridotto il numero di famiglie interessate all’acquisto di un’abitazione, ma la quota rimane consistente e di gran lunga superiore alle dimensioni del mercato residenziale (dal -5% del 2015 al -2,3% del 2016): il gap che separa disponibilità e intenzioni della domanda con richieste e aspettative dell’offerta non è non evidentemente ancora pienamente colmato. Per quanto riguarda gli affitti, c’è assoluta stabilità in termini di valori: il dato medio, sintesi dei canoni chiesti in giugno, luglio e agosto nelle singole località turistiche monitorate, segna un +0,2% annuo, con un campo di oscillazione compreso tra -0,6% e +0,7%. Secondo Fimaa-Confcommercio nel corso del 2015-2016 si è dunque consolidato il recupero del mercato immobiliare anche nelle località turistiche, seppure in un quadro di perdurante fragilità e incertezza che rende difficile il contagio ai valori di mercato ed espone i contesti territoriali meno rinomati al rischio di ricadute. L’analisi dei dati conferma la teoria che vuole il mercato delle località turistiche muoversi con un ritardo temporale rispetto agli andamenti che si registrano nelle maggiori aree urbane del Paese. Solo a partire dal prossimo anno ci si possono attendere segnali concreti di superamento della crisi.
Taverna: “segnali di miglioramento insufficienti per una ripresa tangibile”
“I segnali di miglioramento sono innegabili, ma restano altalenanti e comunque insufficienti per una ripresa tangibile”. Così Santino Taverna, presidente di Fimaa-Confcommercio, nel corso della conferenza stampa per la presentazione dell’Osservatorio Nazionale Immobiliare Turistico 2016, un report “più che attendibile, visto che ha coinvolto 30mila persone”. Per Taverna dai dati emerge che “il comparto turistico continua a faticare a causa della crisi e soprattutto per la tassazione sugli immobili, più che triplicata dal 2011.Non a caso i prezzi non sono mai stati così bassi e molto difficilmente potranno scendere ancora”. Qualche schiarita, per il presidente di Fimaa-Confcommercio, comunque si vede. Nelle grandi città, in particolare, dove “il mercato è in ripresa, al contrario della provincia” Resta che “la crisi ha fatto perdere 700mila posti di lavoro nell’immobiliare e questo, insieme all’instabilità politica e al comportamento delle banche, ha frenato anche il mercato delle seconde case, nell’ambito del quale il miglioramento si vede nelle località rinomate e grazie agli investimenti degli stranieri” .Per ripartire davvero, ha concluso Taverna, “serve maggiore attenzione al turismo partendo dalle tante potenzialità inespresse, soprattutto nel Mezzogiorno. E poi tagliare le imposte a imprese e famiglie, adottare provvedimenti contro la disoccupazione giovanile e migliorare l’accesso al credito per giovani e stranieri”.
Luca Dondi (managing director di Nomisma)
L’ottimismo dei consumatori nel 2015 aveva riportato l’interesse a investire nell’immobiliare, ma i segnali di quest’anno sono più contenuti: il 2016 registra infatti un rallentamento negli investimenti. L’80% della domanda ha bisogno di un sostegno bancario oltre che familiare, e in più vi è solo una parziale disponibilità di credito dalle banche. Il mercato oggi è potenziale, e dipende molto dall’atteggiamento delle banche e dall’atteggiamento di chi vende, dai prezzi che propone. L’aumento dell’interesse attenua la flessione dei prezzi, ma siamo in una fase recessiva con possibilità di ricadute. Le località più richieste sono quelle montane e lacuali, quelle rinomate interessano soprattutto la domanda straniera. Il mercato immobiliare dipende dagli investimenti, che però sono la componente piùvolatile ed esposta a fenomeni socio-politici.
I Comuni e le Regioni influiscono profondamente sul mercato immobiliare: migliori le sinergie, migliori gli effetti. Durante la crisi intercorsa tra il 2009 e il 2016 nessuno ha ascoltato gli agenti immobiliari: è fondamentale che si ascoltino, e insieme a loro anche i costruttori e i clienti, i maggiori contribuenti al Pil italiano.