A causa della crisi in Italia ci sono 615 nuovi poveri al giorno, ma l’emergenza abitativa non può essere risolta rinviando il problema con l’ennesima proroga. I Comuni utilizzino le risorse già stanziate dal Governo e rivedano norme sull’assegnazione degli alloggi popolari.
Roma 12 gennaio 2015 – “L’emergenza abitativa non può essere risolta con l’ennesima proroga sul blocco degli sfratti, ma va affrontata utilizzando i fondi già stanziati dal Governo e solo se necessario destinando nuove risorse che possano garantire il diritto alla casa alle famiglie meno abbienti e ai nuovi poveri colpiti dalla crisi. Le risorse potrebbero essere recuperate riducendo la spesa pubblica”.
Così Valerio Angeletti, Presidente Nazionale Fimaa-Confcommercio, Federazione Italiana Mediatori Agenti d’Affari (Agenti immobiliari, Mediatori creditizi, Mediatori merceologici e Agenti in attività finanziaria), commenta la querelle in corso sull’emergenza abitativa dopo l’appello al Governo dei Comuni delle città più grandi e popolose d’Italia a prorogare il blocco degli sfratti.
“Se è vero che anche a causa della crisi, – continua il numero uno di Fimaa-Confcommercio Angeletti – molti cittadini non riescono a permettersi l’acquisto di un immobile perché ridotti in condizioni di estrema povertà o perché esclusi dalle categorie cui le banche concedono il privilegio del mutuo è anche vero che il Governo ha già messo in campo diverse misure, come il fondo degli affitti e morosità, dando a cittadini e sindaci gli strumenti per superare l’emergenza. Continuare a prorogare il blocco degli sfratti è impensabile e non risolverebbe il problema dell’emergenza abitativa, rimandandolo per l’ennesima volta. I comuni, inoltre, dovrebbero smettere di regolarizzare le occupazioni abusive, mentre le prefetture dovrebbero garantire tempi celeri per effettuare gli sgomberi. Poi c’è l’altro lato della medaglia, – conclude il Presidente Angeletti – quello della necessità di rivedere le norme per l’assegnazione di nuove abitazioni: in alcuni casi, infatti, il problema sembrerebbe legato più all’applicazione di regolamenti paradossali che all’effettiva necessità di nuovi alloggi. È il caso di Bologna, ripreso dal principale quotidiano del capoluogo emiliano, dove l’Acer locale ha messo a disposizione 55 alloggi appena ristrutturati che rischiano di restare senza inquilini perché non rispecchierebbero alcune esigenze peculiari dei potenziali assegnatari, come l’esistenza del balcone. Risultato: su 150 famiglie potenziali assegnatarie hanno accettato solo in 15, perché il regolamento prevede di poter visitare almeno tre case prima di scegliere”.